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Biografia di Marco Besso

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          Marco Besso, studioso e bibliofilo emerge chiaramente dalla presentazione che lui stesso fa del Philobiblon di Riccardo De Bury, opera che offre nel 1914 a Trieste, sua città natale:

Amo presentare al pubblico italiano, nelle pagine che seguono, il nestore dei bibliofili, l’autore del più antico trattato di bibliofilia, che sia pervenuto fino a noi. Questi è Riccardo de Bury, Cancelliere di Edoardo terzo e vescovo di Durham, la più celebre fra le antiche sedi episcopali d’Inghilterra. Quivi, negli ultimi anni della sua vita, il de Bury scrisse il trattato di cui, chiudendo il prologo dice: Placuit nobis more veterum Latinorum Braeco vocabulo Philobiblon Amabiliter nuncupare. Mi sono sentito incoraggiato e quasi autorizzato a tale presentazione, non perchè io pensi di misurarmi con un personaggio così cospicuo, nè perchè io mi creda all’altezza dell’ufficio, ma perchè sento di avere col de Bury comune l’amore intenso e costante del libro, amore che mi accompagna, come accompagnò lui dall’alba al tramonto della vita; perchè anch’io, nelle mie lunghe e semisecolari peregrinazioni, entro e fuori dei confini del mio paese, ebbi sempre al prima e maggior cura per le sarcinualae librorum che mi hanno seguito dovunque. Variava questa mia spirituale compagnia secondo lo svolgersi della mia carriera e della mia mentalità, e secondo l’indirizzo de’ miei studi, che in una certa misura erano a quella legati, ma cresceva essa sempre, col crescere dei mezzi che stavano a mia disposizione. Certamente il mio bagaglio bibliografico era meno ortodosso di quelle del de Bury ed i filosofi, de’ cui scritti mi dilettavo, non erano i suoi; ma la mentalità del secolo decimonono e del ventesimo non è quella dell’uscente medioevo. Alle Confessioni di Sant’Agostino anteponevo quelle di Rousseau, al Policraticon preferivo il dizionario filosofico di Voltaire, ai Santi Padri gli scritti di Giuseppe Mazzini. Ma se la mentalità era diversa e diverse erano le letture, confesso candidamente, come lo ha confessato il vescovo Dunelmense, che anche io, come lui, ho desiderato i libri sempre, e instancabilmente: visui dum legiter, auditui dum auditur, amplius et tactui…. E, come lui, tanto più ho desiderato e desidero il libro, quanto più è difficile ottenerlo; se anche, e non una sola volta, la delusione abbia seguito da vicino il possesso. Ma li ho sempre desiderati, perché essi in ogni modo, come ammonisce il Petrarca nell’espistola a Giacomo Colonna, sono sempre nostri servi docili e obbedienti. Sia poi per la più modesta mia condizione che non mi consentiva, come al de Bury, di obesse et prodesse, officere et proficere vehementer, sia per le minori difficoltà, che si incontrano ora per soddisfare codesti desideri, sia infine, perché ora abbiamo un senso morale più raffinato e più scrupoloso, io non sento né di dovermi fare, né di meritare i rimproveri che si facevano al de Bury: miro tamen modo obnoxios nos effecit iudiciis plurimorum, per l’eccesso della sua passione, né le censure, che per lo stesso motivo egli a se medesimo infliggeva: quin fuerint forsan nobis quandoque occasio alicuius negligentiae venialis! Laonde non ho bisogno – almeno per questo titolo – di raccomandare l’anima mia ai suffragi dei discepoli, o all’intercessione di santi protettori. Amo invece raccomandarmi, ancora in vita, all’indulgenza dei vivi! E dirò ancora, prima di chiudere, che in comune col de Bury ho pure io vivo il desiderio, e fermo il proposito, che le mie collezioni, come egli voleva delle sue, siano custodite e conservate a vantaggio e benefizio di future generazioni, formando l’augurio, che la mitezza dei tempi consenta ai miei propositi quello che al de Bury non fu consentito: di divenire cioè realtà viva e perenne.

       dalla Biblioteca Besso, Roma 2 dicembre 1913,

Cinquantesimo anniversario della mia venuta nella Città Eterna Marco Besso

Biografia

Marco Besso nasce a Trieste il 9 settembre 1843 da Salvatore e Regina Cusin. I Besso, ebrei, con antenati di origine spagnola, nei primi anni dell’Ottocento, si trasferiscono a Trieste, da Arta in Epiro, per ampliare le loro attività di commercio.

La grave crisi economica, conseguente alla guerra di Crimea (1853-1856), coinvolge la famiglia di Marco che, appena sedicenne, interrompe gli studi ed inizia a lavorare presso una compagnia di assicurazioni, prima a Lubiana, poi a Innsbruck. Rivelando intraprendenza, promuove l’assicurazione contro gli incendi fra i contadini e frequenta contemporaneamente corsi universitari in lingua tedesca.
Nel 1863, ventenne, passato alle dipendenze delle Assicurazioni Generali, porta a termine con successo, a Roma, la difficile trattativa dell’assorbimento della Privilegiata Società Pontificia delle Assicurazioni.

È affascinato dalla città di Roma “sua patria adottiva”. Legato profondamente agli ideali e ai protagonisti del nostro Risorgimento, partecipa attivamente alla vita politica: entra nel Comitato Nazionale Romano e nella redazione del Giornale clandestino Roma dei Romani. Nel 1875 riceve in Campidoglio la medaglia per i benemeriti della liberazione di Roma.
Le Generali gli affidano, per le innegabili capacità organizzative e spirito d’iniziativa, la direzione di numerose agenzie in Italia: Milano, Palermo, Bologna, Firenze e Trieste. 
Nel 1874 a Firenze sposa Ernesta, figlia di Isacco Pesaro Maurogonato, patriota e senatore del Regno d’Italia, con la quale ha quattro figli: Lia (1875-1947), che si unisce in matrimonio con Alberto Lumbroso, Salvatore (1877-1882), Iso (1880-1882), morti all’età di cinque e due anni, ed infine Salvatore (1884-1912), scrittore, giornalista, inviato speciale del quotidiano La Tribuna e grande appassionato di viaggi. Marco, condividendone le scelte di vita, scrive al figlio, in Siam per l’incoronazione del re Rama VI, “.. Questo cinematografo che ti sei procurato con i tuoi viaggi ti mette in grado di vedere che l’umanità è un tutto vario nei particolari, ma unico come organismo e che i pregiudizi di razza, e le intolleranze di religione non hanno una ragione organica e permanente di essere …Tuo padre”. (Archivio Salvatore Besso, Corr. fam.: lettera 20.12.1911, esposta nell’area museale).
Marco, per le Generali, studia le possibilità di sviluppo del ramo trasporti e, soprattutto, effettua ricerche sull’assicurazione vita e connessa tecnica attuariale. Le sue originali intuizioni lo portano ad essere nominato membro dell’Istituto degli Attuari di Londra. Si occupa inoltre dello sviluppo delle assicurazioni sociali, ricevendo l’incarico, dal Governo italiano, di redigere il progetto di legge per il riconoscimento giuridico delle società di mutuo soccorso. Nel 1885 le Assicurazioni Generali, sotto la sua guida di direttore e consulente tecnico, e grazie alla vincente idea “..così volli, dico, che le Assicurazioni Generali scegliessero le più cospicue posizioni nelle nostre maggiori città per costruirvi le proprie sedi ..”. (Autobiografia, 1925 p. 118-119) hanno una crescente diffusione territoriale anche all’estero, soprattutto in Austria ed in Ungheria. 
Marco Besso, stabilitosi a Roma definitivamente, acquista nel 1905, dalla Banca d’Italia, l’ex palazzo Strozzi, nell’attuale Largo di Torre Argentina ed adegua il primo piano a sua abitazione, realizzando così il sogno della sua vita “…che io avessi sempre dei libri con me, anche negli anni errabondi… ma posso aggiungere senza esagerazione che fino ad un certo tempo il mio bagaglio di guardaroba era costituito di libri... Possedere una biblioteca vera e propria, mia, in casa mia, ecco il sogno di tutta la mia vita..”. (Autobiografia, 1925 p. 155). Nel 1909 è nominato Presidente delle Assicurazioni Generali, per le quali, riesce ad ottenere il certificato di nazionalità italiana dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1916. Marco Besso ha una sfera lavorativa ampia ed articolata, non legata solo al mondo delle assicurazioni: è coinvolto nella vita finanziaria e industriale italiana ed europea con incarichi di presidente, consigliere di amministrazione di banche e società soprattutto nel campo delle imprese elettriche e di trasporti. Numerose sono le sue pubblicazioni: scrive testi fondamentali per lo sviluppo del settore delle assicurazioni e della legislazione commerciale (Di una lacuna nel progetto di Codice di Commercio, 1882). La sua conferenza, Previdenza sociale nel Risorgimento, presso il Collegio Romano, in occasione del cinquantenario della proclamazione di Roma a Capitale, è  pubblicata, per volere del Presidente dell’Accademia dei Lincei, nel volume: Cinquanta anni di Storia italiana (1860-1910), 1911 “..mi parve opportuno di compiere un lavoro nel campo economico sociale.., proponendomi di mettere a raffronto le grandi date del Risorgimento, 1848, 1859 e 1870 con quelle delle istituzioni di previdenza sociale che per una non in tutto fortuita coincidenza hanno avuto origine negli stessi anni…”. (Autobiografia, 1925 p. 182). I suoi “lavori letterari”, come lui li definisce, si intrecciano con la formazione della sua Biblioteca “.. ognuna delle mie pubblicazioni si riallaccia ad una delle sezioni della Biblioteca e non so se le raccolte che mi hanno condotto a formare i libri, o se è stata la preparazione di questi”. (Autobiografia, 1925 p. 157). Dedica Roma e il papa nei proverbi e modi di dire (1904) a Roma.  La redazione di quest’opera dà origine alle sezioni romana e paremiologica della biblioteca. Con La Fortuna di Dante fuori d’Italia (1912), ricercando tutte le traduzioni della Divina Commedia, riesce a creare una delle collezioni private dantesche, ancor oggi, più preziose in Italia. La grande devozione per il sommo Poeta lo porta a sostenere pure la Società Dante Alighieri, sorta per tutelare e divulgare la lingua e la cultura italiana. Dedica, nel 1914, a Trieste il Philobiblon di Riccardo de Bury e, nel 1918, a Venezia l’Encomium morias di Erasmo da Rotterdam. Besso è nominato nel 1912 Socio corrispondente del Reale Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti e nel 1920 membro della Reale Accademia Nazionale dei Lincei. 
Nel 1918 istituisce la Fondazione Marco Besso i cui scopi sono chiaramente sintetizzati nelle prime tre fasi del suo Statuto: “Incremento dell’economia nazionale, Miglioramento morale e sociale delle classi lavoratrici e medie, Diffusione della cultura generale”, e apre la Biblioteca al pubblico.“…ed infine ho istituito, con scopi più ampi e con mezzi che spero non saranno inadeguati, la Fondazione alla quale volli dare il mio nome e la mia casa, come le ho assicurata la mia biblioteca e le mie collezioni, poiché era giusto e legittimo che la città che benevolmente mi accolse giovanissimo e che fu la mia seconda patria avesse di me un durevole ricordo e godesse dei frutti dell’opera mia..”. (Autobiografia, 1925 p.190-191). Muore il 7 ottobre del 1920. La biografia di Marco Besso, uomo dai mille interessi, dal raro equilibrio tra rispetto delle tradizioni e spirito d’innovazione, artefice di strutture finanziarie, promotore di leggi a favore delle classi lavoratrici e mecenate generoso si può concludere con una sua massima, evidenziata da Luigi Rava nell’introduzione della Autobiografia di Marco Besso pubblicata postuma, a cura della Fondazione, nel 1925. 

 

“… La migliore soddisfazione che potrai provare giungendo verso il tramonto dell’esistenza non starà nell’enumerare e pensare ciò che potrai avere accumulato di ricchezze, di onori, di titoli, ma ciò che potrai offrire alla collettività in ricambio di ciò che essa ti ha dato fino da quando sei venuto al mondo”. (Autobiografia, 1925 p. XVII). 

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